Pubblicato da: piccolochandler | aprile 8, 2011

Intervista a un nichilista onanista (Davide Profundis disse). E cascami sparsi

Ami la tua città?

Quale città? Sono un clandestino del mondo, io. Tutto mi è estraneo e non parla la mia lingua; l’unico mio recapito è la malinconia che coltivo come un fiore di serra.

Non dire stronzate! So che a trentanove anni vivi ancora con i tuoi genitori!

Non è esatto: vivo in una stanza all’interno della casa dei miei genitori: è una cosa molto diversa.

Vabbè… Vuoi dirmi cosa pensi della città in cui vivi?

Penso che sia un luogo meraviglioso, in cui è bello decomporsi. Qui ho visto persone, animali e cose in totale decomposizione e, nello stesso tempo, in perfetta armonia con l’ambiente circostante: qui essere biodegradabili assume un significato metafisico. Sei mai stato nel quartiere detto Città Giardino?

Ci abito.

Allora non ti devo altre spiegazioni.

Credi in Dio?

Più che altro ho dei sospetti; ma spero di sbagliarmi.

La grande attrice e teologa Anna Falchi dice di avere perso la fede, quando ha visto un prete che pomiciava con una puttana.

Mah! Io Anna Falchi l’ho vista recitare, ma non per questo ho smesso di credere nell’esistenza degli attori.

Sei, o passi per essere, un nichilista: hai mai pensato al suicidio?

Ci penso quotidianamente, ma mai al mio. Ho conosciuto un tale che diceva che il suicidio è un bene troppo prezioso per sprecarlo in un gesto solo. Ma era un incoerente e uno sprecone; così si uccise. Al suo funerale ridevano tutti.

All’estero non godiamo di buona stampa: persino a Carapelle dicono male di noi.

Dovremmo esserne orgogliosi: “La merda è una certezza: bene o male, siamo noi a farla”, diceva Flaiano. Qui ne facciamo molta, e di ottima qualità.

Sono sempre più numerosi i nostri concittadini che sniffano coca e bevono superalcolici: non trovi che sia preoccupante?

Mi preoccuperei di più se bevessero coca e sniffassero superalcolici.

Voglio dire: non credi che ciò denoti un profondo male di vivere?

Se basta così poco a farselo passare, non deve essere poi un gran male.

Chi ti dice che vogliano farselo passare?

E chi ti dice che sia male di vivere? Molti sono beatamente ubriachi e fatti, senza che un solo pensiero li abbia mai sporcati. L’infelicità non è intelligente in sé, e comunque quella altrui non m’interessa: preferisco concentrarmi sulla mia.

Il tuo pessimismo mi dà i brividi; mi ricorda in modo inquietante quella che Hermann Rauschning, sulle orme di Nietzsche, definiva “la rivoluzione del nichilismo”; l’anticamera dell’abisso in cui sprofonda chi non ha un orizzonte morale di fronte a sé.

Bella citazione; l’ho apprezzata molto. Ora, se non ti spiace, ti saluto, ché sta per iniziare La gonade di Monza. Guardo film porno  e poi ne faccio l’elogio, come se fossero capolavori, per snobismo, cioè per sembrare più intelligente di quelli che li disprezzano. (Ho imparato a farlo da Giampiero Mughini.)

Come vuoi. A presto.

Spero di no. Un’ultima cosa, prima che ci salutiamo.

Di’ pure.

Chi cazzo è Hermann Rauschning?

Chi è Davide Profundis

Davide Profundis è un poeta (disse di lui il critico Bigio Graus: È il più grande poeta incapace di scrivere versi che io conosca), affabulatore, ammaestratore d’ombre, esperto di polluzioni notturne. È il teorico del movimento letterario I Bariccati, che propugna (si dice così?) un mondo in cui almeno una persona per nucleo familiare riesca a pubblicare un libro: famoso il suo motto: Pubblicare meno, pubblicare tutti. Tra le sue raccolte di poesie da citare: Scaracchi in sol maggiore e Era bello masturbarsi negli anni Ottanta; tra i romanzi: La Maria che amo cresce altrove; Non mi uccido a pancia vuota; Barboni d’accatto: non è un caso se mendichiamo nei giorni di mercato. È anche un prolifico saggista; tra i titoli più noti: Deiezioni letterarie, I maestri di pensiero che ci meritiamo: da Marcuse a Jovanotti; l’indagine sociologica Veneri con l’alitosi e il volume, improntato alla teologia negativa, Dio esiste, ma non crede in sé stesso. Tutti i suoi libri sono editi per i tipi di ECF(Edizioni della Casta Foia). Attualmente lavora a un libro di ricette.

“Hai visto? Pure Erika si è laureata!

E tu? Vuoi fare contenta anche tu la tua mamma?”.

 

“Mamma, ti ricordo che Erika l’aveva uccisa, sua madre”.

 

“Vuoi dire che mi vuoi troppo bene per prenderti una laurea di merda?”.

 

(Quando pure gli assassini ti mettono in cattiva luce.)

 

 

Separarmi dalle cose o dalle persone è lo stesso, per me; e quando le persone diventano cose, può anche tuonare in un vaso o nevicare in una scarpa: sento solo il rumore dell’abbandono.

Quanti di voi hanno prestato un libro che non hanno avuto più indietro? Quanti di voi hanno sofferto per questo insulto, per questa mancanza di rispetto, per questo schiaffo all’amore delle cose? Immaginate, immaginiamo di comporre una biblioteca con i libri che abbiamo perduto: potremo sentirli respirare ancora la nostra polvere, indovinare i segni dei nostri polpastrelli, le ombre delle nostre occhiate distratte. Chissà se chi ce li ha portati via vuole un po’ di bene, ai nostri libri muti e smemorati. Chissà se li ha letti, o almeno aperti, o almeno bruciati. Teofilo Sinedeo

La cultura di un uomo non è proporzionale al numero di libri che ha letto, ma al numero di quelli che ha capito: un libro non serve a nulla se non lascia una bruciatura sulla pellicola della nostra immaginazione; se non diventa il sangue dei nostri pensieri.

 

Dialogo
– Mi vuoi bene?
– In un modo che non immagini.
– Davvero?
– Certo. Ma ti prego di non immaginarlo.

Non mi presenterò mai più in anticipo a un appuntamento: l’ultima volta ero in anticipo di cinque anni.

– Il tuo problema, amico, è che non credi in qualcosa.
– Ti sbagli.
– E in cosa credi?
– In qualcosa.

Dialogo

 

– Amore, vorrei tanto un bambino da te.

– Cara, ti accontenterei volentieri, ma in questo momento non ho bambini da darti. Mi dispiace.

 

Ho deciso: mi dedicherò solo alle cose importanti. Ma prima dovrò individuarle, e per farlo mi ci vorranno molti anni. Durante i quali mi dedicherò al resto.

Posso smettere di bere quando voglio. Ieri, per esempio, ho smesso alle tre.

Dialogo
– Fai sul serio con me?
– E me lo chiedi? Dammi mezz’ora del tuo tempo e te lo dimostrerò.

Ho imparato dai miei errori a sbagliare con più stile.

 

Appunti. La corsa infuocata lungo il marciapiede.

La gara a chi è più decaduto.

Il concorso di bellezza della bruttina, che non sa di esserla.

Ondeggiare il capo alla musica del trombettista auricida;

prima di sparargli con la carabina.

Tutto sommato, credo che abbiano avuto ciò che gli spettava. Il pubblico che, negli anni Settanta, affollava i cinema per vederli, non si poneva il problema di capirli. Non ne aveva bisogno: rideva. Era una reazione naturale, biologica. La critica aveva (e ha) altri parametri: pretende che tutto torni, che ogni gesto sia inscritto nel cerchio di un discorso, che abbia un “senso”, cioè un pensiero alla base, palese o nascosto. Con questi criteri, non poteva amarli. Non poteva non definire limitato il loro armamentario, racchiuso nell’espressione del corpo. Altra cosa è la questione di ciò che avrebbero potuto fare se il loro talento fosse stato sfruttato “meglio”, per così dire. Una risposta parziale l’abbiamo avuta: hanno lavorato con grandi registi, in coppia (Comencini, Pasolini, i fratelli Taviani) o da soli (Ciccio, con Petri in “Todo modo”, e con altri). Ma si trattava di film che solo in parte (Il Pinocchio di Comencini) volevano esaltarne le possibilità comiche, cercando invece di mostrarli come attori. Il che in un certo senso è aggirare il problema. Molti comici ambiscono a essere considerati interpreti puri: era anche l’ambizione di Ciccio, che volle sciogliere la coppia per inseguire un sogno solitario. Mentre Franco era legato alla propria natura di attore-acrobata di strada; anche se sapeva misurarsi con la complessità di un racconto: semplicemente riteneva che il sodalizio dovesse proseguire fino all’esaurimento della vena. Che per l’amico era già avvenuto. Non so dire chi avesse ragione.

(Su Franco e Ciccio, in risposta alla domanda di un amico se fossero stati sottovalutati etc.)


Lascia un commento

Categorie